Ai “Pomeriggi in Concerto d’estate” un duo straordinario e carismatico di livello internazionale
Marco Del Vaglio | Critica Classica, 18 luglio 2015
La rassegna “Pomeriggi in Concerto d’estate”, organizzata dall’associazione Napolinova ed affidata alla direzione artistica del maestro Alfredo de Pascale, ha ospitato, nella prestigiosa cornice della Sala Vasari, un duo di caratura internazionale, formato dal violinista Fabrizio Falasca e dal pianista Antonio Pompa-Baldi.
Entrambi sono da tempo protagonisti prestigiosi degli eventi di Napolinova, con Falasca, originario di Sarno (Sa), oggi ventisettenne, che ha iniziato a muovere i primi passi proprio nell’ambito dei concerti dell’associazione, quando era ancora un bambino.
Dal canto suo Pompa-Baldi, foggiano trapiantato a Cleveland, dove è stato chiamato “per chiara fama” a ricoprire il ruolo di “Distinguished Professor of Piano”, porta avanti da tempo una masterclass estiva frequentata da allievi che giungono a Napoli da ogni parte del mondo.
I due si sono confrontati con alcuni capolavori cameristici dell’Ottocento, partendo dalla Sonata per violino e pianoforte n.1 in la minore, op.105 di Robert Schumann (1810-1856).
Il brano venne composto nel 1851, in un periodo molto difficile per l’autore, caratterizzato dal progressivo peggioramento della sua salute mentale, abbinato ad una decisa ostilità da parte degli orchestrali che erano alle sue dipendenze, in quanto all’epoca ricopriva il ruolo di direttore a Düsseldorf.
Prima nell’ambito delle tre sonate, che contraddistinguono la produzione schumaniana, l’op. 105 fu la meno gradita dallo stesso musicista che, per “scusarsi”, ne scrisse un’altra nello stesso anno.
In realtà si tratta di una composizione di notevole spessore, che rientra pienamente fra le opere della maturità, e fu accolta con grande entusiasmo dalla moglie Clara Wieck, che eseguì anche la “prima”, nel 1852, accompagnata dal violinista Ferdinand David.
Con la successiva Sonata per violino e pianoforte n.3 in do minore, op.45, siamo passati al repertorio di Edvard Grieg (1843-1907).
Completata nel 1887, ed eseguita lo stesso anno a Lipsia dal violinista Adolf Brodsky, accompagnato al pianoforte dall’autore, rappresenta la terza ed ultima delle sonate concepite per tale organico dal musicista norvegese.
Come nella precedente, scritta circa venti anni prima, Grieg abbina temi romantici a motivi del folclore nordico (una peculiarità poco gradita a Niels Gade, suo docente, che commentando la sonata n. 2 l’aveva bollata come “troppo norvegese”), il che costringe gli interpreti, durante l’evolversi della composizione, a repentini cambiamenti di ritmo.
Ultimo brano in programma, la Sonata per violino e pianoforte n. 3 in re minore, op.108 di Johannes Brahms (1833-1897) dedicata, come segno di riconciliazione, al pianista, compositore e direttore d’orchestra Hans von Bülow.
Iniziata durante le vacanze del 1887, e terminata l’anno seguente nella residenza estiva di Hofstetten, cittadina svizzera sulle rive del lago di Thun, si discosta dalle altre due sonate del compositore tedesco per la presenza di quattro movimenti, invece di tre, e per un notevole virtuosismo, affidato principalmente al pianoforte.
E veniamo a Fabrizio Falasca e Antonio Pompa-Baldi, reduci dal successo ottenuto qualche giorno fa al Ravello Festival, che già considerati singolarmente possiedono un talento enorme, evidenziato da una pulizia e nitidezza del suono straordinari e da una sensibilità fuori dal comune.
Tutte queste qualità, che hanno permesso loro di affermarsi come solisti in campo internazionale, risultano ulteriormente esaltate nel duo, che mostra notevolissime sinergie ed un affiatamento da coppia lungamente rodata, nonostante la collaborazione artistica sia di recentissima formazione (e a favorire questo connubio ipotizziamo ci sia stato anche lo zampino di Alfredo de Pascale, uno dei pochi che riesce a far incontrare grandi interpreti che non hanno mai suonato insieme, ottenendo sempre risultati strabilianti).
A ciò va aggiunto che, sia l’uno che l’altro, nonostante la fama raggiunta, sono rimasti con i piedi per terra, coltivando una dote come l’umiltà che in questo campo capita raramente di riscontrare, e non si sono mai riposati sugli allori (ci riferiamo, al proposito, soprattutto ad Antonio Pompa-Baldi, la cui strepitosa carriera lo ha portato, in poco meno di venti anni, ad esibirsi in ogni parte del mondo).
Va sottolineato, infine, il carisma dei due interpreti, capaci di catalizzare l’interesse del pubblico, solitamente poco propenso alla disciplina, mai visto così attento, partecipe, tranquillo come in questa occasione, che ha addirittura applaudito al momento giusto.
In definitiva un concerto di elevatissimo livello, conclusosi con un suggestivo bis, Liebesleid (Pene d’amore) di Fritz Kreisler, valzer che ci ha riportato alle nostalgiche atmosfere viennesi degli albori del Novecento, eseguito, con estrema eleganza, da un duo che ha tutte le potenzialità per spopolare in ambito internazionale.